In ogni intervento di ristrutturazione, presto (auspicabile!) o tardi (condoglianze…) si raggiunge quel momento fatidico che inevitabilmente definirà che tipo di cliente siete: la scelta delle forniture.
Ebbene sì. Questa fase, così delicata e cruciale nello sviluppo di un progetto, in quanto da essa dipende effettivamente l’aspetto che avrà l’oggetto di intervento dopo la cura, ha la capacità di portare a nudo la personalità più vera di ogni persona. Non ho idea di quale potere nascosto si celi dietro alla scelta delle forniture ma, sia dall'esperienza di DM2 sia da quella di altri colleghi, ho potuto constatare che da essa i clienti vengano “smascherati”, dividendosi a grandi linee in 3 categorie:
Gli ansiosi
Gli indecisi
Gli ostinati
Pensate di aver già capito tutto? Non lasciatevi ingannare. Sebbene nella maggior parte dei casi chi è indeciso in ogni scelta della vita quotidiana lo sia anche quando si tratta di piastrelle (e qualche segnale del proprio carattere lo potrebbe aver già dato nelle fasi iniziali di progettazione), non sempre il percorso è così lineare. Non è raro, infatti, incontrare un cliente super-determinato nella definizione degli spazi, quanto estremamente insicuro se messo di fronte a 3 tipi di parquet.
Prima di continuare vorrei aprire una piccola parentesi: in questo articolo non verranno affrontati tutti quegli aspetti delicati e dal carattere decisamente più serio dai quali dipende l'approccio di ognuno nella scelta delle forniture; uno fra tutti quello economico. Sono stati volutamente lasciati da parte per dare una lettura leggera e scherzosa a questa fase dello sviluppo di ciascun progetto, sebbene noi di DM2 nel lavoro di ogni giorno li affrontiamo con i nostri clienti nella serietà e nella professionalità richieste.
Chiusa parentesi, procediamo!
1. GLI ANSIOSI
Se non avete ancora idea di che faccia abbia casa vostra, ma avete già comprato la cucina (?!?!?!), bene (cioè... male!!!). Fate decisamente parte di questa categoria.
Non è uno scherzo! Capita più di una volta di trovarsi a sviluppare ristrutturazioni complete di appartamenti di clienti che non avevano ancora firmato l’Atto di compravendita dal Notaio, ma che avevano già ordinato dei mobili, per l’appunto la cucina, in previsione della ristrutturazione. Questo perché gli ansiosi sono così: tempo di raggiungere un obiettivo che già sono in ansia, appunto, per il passo successivo. Da qui l’incomprensibile (apparentemente) sequenza temporale inversa tra l’acquisto della casa e quello dei mobili.
Ma se questo agire può sembrare un desiderio di anticipare e quindi di controllare il futuro, in realtà porta esattamente ad un effetto contrario: la categoria degli ansiosi, infatti, è inesorabilmente vittima degli eventi che si manifestano. L’acquisto della cucina prima ancora di sapere che aspetto avrà tutto il resto della casa, chiaramente non deriva da una pianificazione accurata dell’avvenire; è piuttosto un voler mettere a tacere la frenesia di portarsi avanti. Avanti con cosa non si sa, dal momento che l’Architetto stesso verrà interpellato più tardi, ma l’importante è andare avanti, fare un passo in più. Ecco che l’annuncio di un’offerta super-conveniente sull'acquisto di una cucina sembra un’occasione irripetibile da dover cogliere senza pensarvi due volte, non rendendosi conto che invece potrebbe trasformarsi verosimilmente in un pentimento da dover rimediare.
Questo approccio, così impulsivo e frenetico, se diagnosticato in tempo, deve essere tenuto a bada perché diversamente potrebbe portare ad un vortice di errori da dover correggere a ripetizione, allontanando sempre di più l’immagine del risultato finito e sperato.
Il consiglio per chi si ritrova nella categoria degli ansiosi è quello di rivolgersi ad un professionista fin dall'inizio, per limitare il più possibile eventuali danni, specialmente se si tratta di una ristrutturazione completa. Mai come per voi la figura di un Architetto può davvero fare la differenza, trattandosi di un punto di riferimento competente in grado di guidarvi in ogni decisione e placare la vostra ansia di prevedere il futuro.
2. GLI INDECISI
Chi mi conosce sa quanto ami passare il tempo negli show-room o nei negozi di forniture in generale. Abbandonatemi in una fiera di design e dovrete venirmi a cercare due giorni dopo non ancora soddisfatta. Sono la stessa che quando accompagna i clienti a scegliere le piastrelle viene data per dispersa da colleghi, amici e parenti, o quella che quando entra in un negozio deve toccare ogni prodotto esposto, a costo di infrangere qualche divieto.
Ecco, dopo questa premessa potete immaginare quanto sia elevata la mia resistenza quando si tratta di spendere tempo a definire gli abbinamenti e le sfumature che caratterizzano ciascun progetto, ambendo alla perfezione di ogni dettaglio. Ebbene, a malincuore, devo ammettere che nonostante tutto io stessa venga messa a dura prova dalla seconda categoria di clienti: gli indecisi.
Benché nella vita di tutti i giorni io sia un’eterna indecisa (accompagnatemi a comprare un paio di jeans e ne uscirete sfiniti), quando si tratta di forniture edili divento incredibilmente determinata. Un grande aiuto mi viene sicuramente dato dai nostri rivenditori fidati con i quali abbiamo stretto un ottimo rapporto di collaborazione, e sicuramente dall'abitudine ad esaminare vagonate di materiale per ogni progetto, avendo creato una sorta di database mentale per ogni prodotto, ma devo dire che anche il disegnare il progetto sino al millimetro, vederlo nero su bianco sulla carta fin dalla sua nascita, rende la scelta delle forniture piuttosto immediata. Ecco perché di fronte ad un cliente indeciso resto disarmata.
Gli indecisi, in un certo senso, sono l’opposto degli ansiosi. Mentre questi ultimi, come abbiamo visto, tendono ad anticipare il futuro, con le conseguenze spesso disastrose del caso, gli indecisi sembrano invece totalmente privi del concetto di tempo.
La risposta che riceverete più frequentemente da un cliente che appartiene a questa categoria è il fatidico “devo rifletterci”. Non che sia qualcosa di negativo (se fate parte degli ansiosi avete capito il motivo), ma lo diventa se è passato un mese da quando avete posto la domanda e il cantiere scalpita per proseguire.
Se avete a che fare con un indeciso, state certi che dopo averlo accompagnato per tutti i negozi di sanitari, mobili e cucine che conoscete, non saranno mai abbastanza, perché nella testa di questa tipologia di committente si è insinuata la malsana idea che per prendere una decisione sia prima necessario vagliare le infinite soluzioni a disposizione sulla terra, confrontarle fra loro e finalmente selezionare la migliore.
Approccio in un certo senso ingegneristico e logico se vogliamo, ma tutto questo non tiene conto di due aspetti fondamentali che per forza di cose si escludono a vicenda:
a) il tempo a disposizione NON è infinito e il cantiere, come abbiamo detto, scalpita;
b) le possibilità SONO infinite, quindi impossibili da valutare tutte, soprattutto quando si ha una scadenza di fine lavori da rispettare.
Detto questo, se vi siete resi conto di appartenere a questa categoria, come i vostri cugini del punto precedente, affidatevi ad un professionista. Anche in questo caso egli svolgerà un ruolo fondamentale perché riuscirà ad indirizzarvi sulla scelta selezionando per voi un numero limitato di possibilità (dalle infinite di cui abbiamo parlato), basandosi sulle proprie competenze tecniche ed estetiche.
Con questo supporto, le poche alternative tra le quali dovrete scegliere saranno tutte quante valide e a voi resterà la sola parte piacevole, ossia decidere secondo il vostro gusto.
3. GLI OSTINATI
Concludiamo con questa rara specie di clienti. Delle tre forse la più pericolosa o deludente per noi Architetti, perché talvolta è in grado di mettere in discussione il nostro gusto estetico, dimenticandosi tuttavia che non viviamo più negli anni '30, per cui certe soluzioni progettuali, se non in casi davvero eccezionali, non sono più ammissibili nel 2020 (no... vintage non ha nulla a che vedere con vecchio...).
Gli ostinati sono quelli che se va bene hanno i tuoi stessi gusti e allora sei in una botte di ferro perché si entra subito in sintonia e il primo impatto negativo, dato dal loro imporsi su parte di quello che dovrebbe essere il tuo lavoro, viene digerito facilmente (ecco perché deludenti: nemmeno un minimo sforzo per esporre le doti per cui sei stato reclutato!). Diversamente, se si tratta di un cliente ostinato con gusti totalmente opposti ai tuoi… bé, la vita diventa difficile. In questo articolo mi riferisco proprio a quest'ultima tipologia.
Se avete letto il nostro pezzo dello scorso 3 Aprile “A ciascuno il suo… Architetto!” saprete bene che in questa casistica l’ideale sarebbe accorgersi subito dell’incompatibilità tra cliente e progettista e, da parte di quest’ultimo, fare un atto di coraggio e rinunciare all'incarico per il bene di entrambi. Se invece questa differenza di vedute comparisse troppo tardi, alla scelta delle forniture appunto, bé non si può fare altro che trattenere il fiato ed immergersi in quella che non sarà un’avventura semplice, in attesa di tornare a respirare in altre occasioni più “familiari”.
Il più grande difetto degli ostinati, infatti, è quello di non ammettere variazioni all'idea che hanno in testa. Solitamente perché questa categoria di clienti è anche “leggermente” presuntuosa, per cui ogni tentativo dell’Architetto di proporre un’alternativa a quella presentata risulterà inutile, trovandosi di fronte una persona che piuttosto di darti ragione compra ugualmente delle orrende piastrelle fuori moda, fingendo che continuino a piacergli.
Gli ostinati sono gli stessi che a lavoro finito, nonostante le camice sudate per accontentarli, eseguendo un lavoro eccellente, considerando l’abisso tra il tuo e il loro concetto di bello, sono in grado di omettere il fatto di essersi rivolti ad un architetto o di dichiarare che il tuo unico contributo sia stato quello di presentare la pratica in Comune (guardando il bicchiere mezzo pieno... un ben per tutti oserei dire!!!).
Per concludere, se sapete di rientrare in questa categoria, mettete da parte un po’ di orgoglio e valutate bene come procedere. Il mio consiglio, diversamente dai casi precedenti, non è quello di rivolgervi a tutti i costi ad un Architetto, perché a seconda dei casi potrebbe rivelarsi un’esperienza molto positiva o terribile. Riflettete invece su quale sia il motivo per il quale lo chiamereste e se lo fate, assicuratevi che ci sia affinità sin dall'inizio, perché alla base di ogni rapporto cliente-progettista deve esserci prima di tutto la stima e la fiducia reciproche. Se venissero a mancare, sarebbe un grosso problema.
Quindi, se decidete di andare avanti, affidatevi a lui con la consapevolezza che sebbene le vostre idee siano così chiare, la sua esperienza saprà sicuramente arricchirvi e far sì che la vostra casa sia ancora meglio di come la immaginavate.
Spero di avervi divertito e perché no… in un certo senso anche fatto riflettere.
Noi di DM2, invece, siamo curiosi di sapere a quale categoria appartenete o di scoprirlo insieme! Scriveteci un commento, o contattateci se avete bisogno di un consiglio! Vi aspettiamo!
Cara Maria Clemenza ... se dovessimo incappare in tale personaggio credo vivamente che dovremmo appellarci all' aiuto di Batman, Superman o il Supereroe di turno disponibile al momento !!!
E come si fa se uno è ansioso, indeciso e ostinato? 😉